Mercoledì 26 ottobre c’è stata la conferenza di Nicole Foss a Bologna.
Come già sapevamo le tesi di Nicole per il futuro che ci aspetta non sono facili da digerire . Il suo messaggio è molto forte e non lascia aperta nessuna possibilità per una discesa “morbida”, prevendendo il concretizzarsi di un unico “spaventoso” scenario, come potete leggere nella sintesi di Ellen e nel resoconto di Marco.
Putroppo, facendolo di sera, non c’era molto tempo per permettere alle persone di assimilare e di elaborare creativamente delle proposte per costruire un futuro piacevole da vivere, come di solito facciamo nelle iniziative delle città di transizione.
Quello che credo (d’accordo con Cristiano) è che, nonostante l’analisi molto precisa di Nicole, avremo a disposizione diversi scenari la cui concretizzazione dipenderà dalle nostre scelte come individui, come comunità locali e come umanità nel suo complesso.
E le nostre scelte dipenderanno da come immaginiamo il futuro !
Proprio per questo, nonostante la situazione veramente difficile che stiamo vivendo, è estremamente importante rimanere focalizzati su una visione positiva del futuro e migliore di quella attuale … proprio come ha fatto Rob Hopkins dando vita al movimento delle Transition Towns.
Che ne dite ? 🙂
[…] hanno riportato le loro impressioni su vari blog. Ecco alcuni link a resoconti: Cristiano Bottone / Massimo Giorgini / Daria & Marco / Ellen Bermann. Share this:FacebookStampaEmailLike this:LikeBe the first to […]
Non c’ero ma ho letto i vari resoconti. Mi sembra che si possa parlare di effetto shock da Foss. Io non credo che alla fine sia necessario dichiararsi pessimisti o ottimisti. A mio parere quello non è il punto. .
Nei sistemi fisici ogni fenomeno di transizione scatena delle forti instabilità (i transitori appunto), e tanto più forti lo saranno se la massa soggetta alla transizione è grande.
Ora noi parliamo e credo che questo sia chiaro a tutti di una transizione mondiale, non di un singolo paesello.
Io sono totalmente per un approccio positivo, propositivo, proattivo come abito mentale necessario e fondamentale ad ogni azione del movimento di transizione. Se non c’è questo nell’ambito del mio agire vuol dire che sono lontano dall’idea di transizione.
Però non possiamo NON essere consapevoli della massa enorme costituita da ciò che si muove per altre strade. Strade che sono lontane prima di tutto da un contatto con la propria dimensione interiore. Essere lontani dalla proprio centro provoca dipendenze forti, ecc.
La transizione contiene una DUALITA’ intrinseca: la transizione personale e della propria comunità che implica un atteggiamento consapevole, la definizione di sogni da trasformare in obiettivi, ecc. Questo è una transizione ATTIVA.
Poi c’è la transizione del sistema globale che mi piace immaginare come la tensione delle faglie geologiche terresti che ad un certo punto scatena un terremoto per trovare nuovi equilibri geologici. Mi sembra che questa immagine si possa adattare agli scenari catastrofici di Nicole Foss. Questa transizione è PASSIVA, nel senso che la subiamo e non possiamo cambiarne l’evoluzione.
Non ci è data la facoltà di cambiarla perchè le energie sono incommensurabilmente più forti.
quale è il punto di raccordo tra transizione ATTIVA e transizione PASSIVA? io credo che ogni azione, progetto e idea che anima il movimento della Transizione possa fortificare i gruppi locali ad aiutare le masse di persone nel momento in cui scatena il terremoto. Insomma sempre seguendo la metafora, il movimento di Transizione quasi immaginato come un corpo di Protezione Civile specializzato in questo passaggio cruciale di tutti noi.
giovanni
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